Le Ragioni della vera gioia (Luca 15,1-32)
L' evangelista Luca"inter omnes evangelistas graeci sermonis eruditissimus fuit" ha certamente selezionato alcune parobole, capolavori per bellezza,linguaggio,intensità spirituale e messaggio teologico che riprende tutte le tematiche care al cantore della misericordia divina e della tenerezza di un Dio Padre e amico dell'uomo.
I personaggi,ma centrale è il Padre,con i verbi che li definiscono e li rende unici ma dentro ad un rapporto che tutto trascende e compie il mistero/storia del perdono e della grazia divina.
Ora dire che ogni uomo é unico e irripetibile é verità teologica e non deriva antropologica.
Dire che nessun peccato é più grande del perdono e nessuna miseria é più profonda della misericordia non é vangelo di maniera ma rivelazione liberante e consacrante.
Testimoniare che nessun uomo/donna é irrecuperabile non é complicità benevola ma rivendicare la terapia della grazia e la verità più necessaria.
Non buonismo.. ma folle amore divino che assume la verità e gravità del peccato ma celebra il suo "oltre" di amore e fedeltà tra conversione e liberazione.
Non gioia esterna, artificiale e passeggera... ma presenza beatificante e gioia divina donata e gratuita.
Non contabilità umana nel segno della legge e della guistizia... ma commozione viscerale di un Dio Padre
Non prigionieri in casa di un dio minore.... ma nostalgia di libertà e comunione eterne!
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Peccato é:essere fratelli e figli maggiori di un Dio minore e rivendicato
essere orfani e affamati di ghiande quando la sazietà dei figli é possibilità ed evento
aver inutili nostalgie che generano solo sensi di colpa e rimorsi e non danza interiore
vivere la casa/chiesa del Padre come carcere e non come altare e tenda d'amore.
Rapporto unico,esclusivo che per merito del PADRE permette al figliastro di ritornare alla figliazione divina ed eterna.
Conoscenza feconda che va ben oltre ad ogni colpa che rende anonimi e rassegnati
Assoluta gratuità che tutto precede e rinnova.Primato della paternità divina che si commuove non per qualche liturgia pietistica ma per il ritorno di un figlio sfigurato dentro alla perenne bellezza ridonata.
Danza divina con la miseria umana che diventa preludio di armonia eterna.
Nello stupore e nella beatitudine.